Archivi categoria: Retina e nervo ottico

I rischi dell’impiego off-label di un medical device a base di triamcinolone: un problema da non sottovalutare

Registrare un farmaco è un processo lungo e costoso. E’ faticoso e costoso anche garantire l’adeguato funzionamento del sistema di farmacovigilanza dopo che sia stata rilasciata l’autorizzazione all’immisione in commercio. Alcune norme possono apparire pesanti, ma sono assolutamente necessarie: solo rispettando le normative vigenti si può garantire al paziente una terapia che abbia il massimo grado di beneficio ed il minimo grado di rischio.

Tutto questo alle aziende farmaceutiche costa milioni di euro. Perciò è seccante accorgersi che qualcuno riesce ad aggirare le norme previste con artifici ed equilibrismi ai limiti del lecito.

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Impiego del PEDF nella degenerazione maculare senile

Le proprietà inibenti i processi di angiogenesi rendono il PEDF un candidato per la terapia della degenerazione maculare senile.

Gli studi in questo campo sono legati alle atività della GenVec Inc. una azienda specializzata nello sviluppo di biotecnologie e terapie geniche.

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L’impiego della melatonina nelle flogosi uveali

Le uveiti sono una famiglia di gravi patologie oculare, spesso con decorso recidivante e tendenza a cronicizzazione, che presentano come elemento comune la rottura delle barriera emato-oftalmica (BEO), evento patologico che determina la penetrazione intraoculare di proteine e leucociti. La rottura della BEO è alla base delle principali complicanze delle uveiti: sinechie, cataratta, edema maculare e della papilla ottica. Gli attuali trattamenti si concentrano sull’inibizione aspecifica del processo infiammatorio, (corticosteroidi), della risposta immunitaria (immunosoppressori) e di particolari citochine proinfiammatorie (farmaci biologici). Tali trattamenti hanno una buona efficacia terapeutica, ma sono gravati da una importante incidenza e gravità di effetti collaterali.

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Le prostaglandine nella terapia della nurotticopatia ischemica

Le prostaglandine (PG), in particolare PGE1 e PGE2, sono potenti vasodilatatori. Per tale ragione ne è stato prospettato l’impiego per il trattamento della neurotticopatia ischemica anteriore e di altre sindromi ischemiche del nervo ottico. Esistono diversi lavori che sostengono o ipotizzano l’efficacia di vari analoghi delle prostaglandine (alprostadil, butaprost, unoprostone ecc.) in queste patologie, per differenti vie di somministrazione: endovenosa [Steigerwalt RD et al, comunicazione al VIII ISOPT, 2009], intravitreale [Osborne NN, et al. Invest Ophthalmol Vis Sci. 2009;50:3238-48], sottocongiuntivale [Sugiyama T, et al. Arch Ophthalmol.2009;127:454-9] e topica oculare [Tamaki Y et al, J Ocul Pharmacol Ther. 2001;17:517-27].

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Bevacizumab vs ranibizumab: quale il più efficace?

Secondo alcuni fonti di aggiornamento on line, bevacizumab (Avastin) e ranibizumab (Lucentis) hanno mostrato un’efficacia equivalente nel trattamento della neovascolarizzazione coroideale in corso di degenerazione maculare senile (AMD) (vedi Elsevier Global Medical News)

L’affermazione è tratta dai risultati di un piccolo studio prospettico in doppio cieco (Subramanian ML et al. Am J. Ophthalmol. 2009;148:875-82) che ha incluso 13 pazienti trattati con bevacizumab e 7 con ranibizumab. Tuttavia, se si va al leggere l’articolo nella sua interezza si può notare che tra i due trattamenti una differenza sembrerebbe esserci: una migliore risposta funzionale è stata osservata con bevacizumab, mentre ranibizumab ha indotto una maggiore riduzione dello spessore (edema) del tessuto retinico maculare.

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Il futuro della terapia per la AMD

Negli ultimi anni, con la rapida evoluzione dei farmaci biologici (anticorpi anti-VEGF) per i 15 milioni di individui affetti da degenerazione maculare senile (AMD) nel mondo, la notevolmente. Tuttavia, nonostante i successi ottenuti con gli anti-VEGF, in particolare con ranibizumab e bevacizumab, il trattamento richiede manovre invasive (iniezioni intravitreali) ripetute nel tempo. Quindi, ancora molto rimane ancora da fare, per migliorare l’efficacia terapeutica, la safety e la tollerabilità.

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Il controllo dei processi di neovascolarizzazione: i recettori del VEGF e gli inibitori delle proteinchinasi

I Vascular Endothelial Growth Factors (VEGF) sono una famiglia di citochine, di cui il rappresentante principale è il VEGF-A. La tabella riassume il ruolo fisiologico dei differenti VEGF finora noti e con quale recettore interagiscono.

I VEGFR sono recettori transmembrana legati ad una proteinchinasi (tirosina-chinasi). La porzione extracellulare, sede del legame con il VEGF, ricorda la struttura di un’immunoglobulina. Una porzione attraversa la membrana e un’altra, intracellulare, contiene il dominio tirosina-chinasi.

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