Registrare un farmaco è un processo lungo e costoso. E’ faticoso e costoso anche garantire l’adeguato funzionamento del sistema di farmacovigilanza dopo che sia stata rilasciata l’autorizzazione all’immisione in commercio. Alcune norme possono apparire pesanti, ma sono assolutamente necessarie: solo rispettando le normative vigenti si può garantire al paziente una terapia che abbia il massimo grado di beneficio ed il minimo grado di rischio.
Tutto questo alle aziende farmaceutiche costa milioni di euro. Perciò è seccante accorgersi che qualcuno riesce ad aggirare le norme previste con artifici ed equilibrismi ai limiti del lecito.
Le uveiti sono una famiglia di gravi patologie oculare, spesso con decorso recidivante e tendenza a cronicizzazione, che presentano come elemento comune la rottura delle barriera emato-oftalmica (BEO), evento patologico che determina la penetrazione intraoculare di proteine e leucociti. La rottura della BEO è alla base delle principali complicanze delle uveiti: sinechie, cataratta, edema maculare e della papilla ottica. Gli attuali trattamenti si concentrano sull’inibizione aspecifica del processo infiammatorio, (corticosteroidi), della risposta immunitaria (immunosoppressori) e di particolari citochine proinfiammatorie (farmaci biologici). Tali trattamenti hanno una buona efficacia terapeutica, ma sono gravati da una importante incidenza e gravità di effetti collaterali.
La squalamina lattato è un derivato della cartilagine di squalo con proprietà antinfiammatorie, antibatteriche, antifungine e antiangiogenesi. Chimicamente è un aminosterolo . La via di somministrazione finora studiata è quella endovenosa a dosi di 20-40 mg.
Una delle correnti di ricerca in farmacologia per il trattamento delle neovascolarizzazioni sottoretiniche (spesso associate a degenerazione maculare senile, AMD) è quella che sta studiando gli effetti angiostatici degli steroidi.
Secondo un recente lavoro presentato all’ultimo congresso ARVO (de Jong P et al, ARVO 2010 Annual Meeting: Abstract n.1620), gli individui di età superiore a 65 anni che assumono aspirina hanno un aumentato rischio di sviluppare maculopatia senile.
Le prostaglandine (PG), in particolare PGE1 e PGE2, sono potenti vasodilatatori. Per tale ragione ne è stato prospettato l’impiego per il trattamento della neurotticopatia ischemica anteriore e di altre sindromi ischemiche del nervo ottico. Esistono diversi lavori che sostengono o ipotizzano l’efficacia di vari analoghi delle prostaglandine (alprostadil, butaprost, unoprostone ecc.) in queste patologie, per differenti vie di somministrazione: endovenosa [Steigerwalt RD et al, comunicazione al VIII ISOPT, 2009], intravitreale [Osborne NN, et al. Invest Ophthalmol Vis Sci. 2009;50:3238-48], sottocongiuntivale [Sugiyama T, et al. Arch Ophthalmol.2009;127:454-9] e topica oculare [Tamaki Y et al, J Ocul Pharmacol Ther. 2001;17:517-27].
Secondo alcuni fonti di aggiornamento on line,bevacizumab(Avastin) e ranibizumab(Lucentis) hanno mostrato un’efficacia equivalente nel trattamento della neovascolarizzazione coroideale in corso di degenerazione maculare senile (AMD) (vedi Elsevier Global Medical News)
L’affermazione è tratta dai risultati di un piccolo studio prospettico in doppio cieco (Subramanian ML et al. Am J. Ophthalmol. 2009;148:875-82) che ha incluso 13 pazienti trattati con bevacizumab e 7 con ranibizumab. Tuttavia, se si va al leggere l’articolo nella sua interezza si può notare che tra i due trattamenti una differenza sembrerebbe esserci: una migliore risposta funzionale è stata osservata con bevacizumab, mentre ranibizumab ha indotto una maggiore riduzione dello spessore (edema) del tessuto retinico maculare.
Negli ultimi anni, con la rapida evoluzione dei farmaci biologici (anticorpi anti-VEGF) per i 15 milioni di individui affetti da degenerazione maculare senile (AMD) nel mondo, la notevolmente. Tuttavia, nonostante i successi ottenuti con gli anti-VEGF, in particolare con ranibizumab e bevacizumab, il trattamento richiede manovre invasive (iniezioni intravitreali) ripetute nel tempo. Quindi, ancora molto rimane ancora da fare, per migliorare l’efficacia terapeutica, la safety e la tollerabilità.
I Vascular Endothelial Growth Factors (VEGF) sono una famiglia di citochine, di cui il rappresentante principale è il VEGF-A. La tabella riassume il ruolo fisiologico dei differenti VEGF finora noti e con quale recettore interagiscono.
I VEGFR sono recettori transmembrana legati ad una proteinchinasi (tirosina-chinasi). La porzione extracellulare, sede del legame con il VEGF, ricorda la struttura di un’immunoglobulina. Una porzione attraversa la membrana e un’altra, intracellulare, contiene il dominio tirosina-chinasi.