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NCX 125, un nuovo latanoprost donatore di NO

Il mese scorso avevamo parlato del NCX116 e ci eravamo chiesti per quale motivo la Pfizer avesse abbandonato una molecola promettente, sulla quale si è successivamente riversata l’attenzione di un’altra importante multinazionale del farmaco.

Il motivo è nel fatto che, sempre in collaborazione con Nicox, la Pfizer sta sviluppando un’altra prostaglandina (sempre si tratta di latanoprost) che rilascia ossido nitrico (NO), il composto NCX125

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Quale è la prostaglandina migliore per il glaucoma?

Le prostaglandine (sarebbe più corretti parlare di analoghi della prostaglandina PGF2alfa, ma per semplicità utilizzerò il termine “prostaglandine”) dalla loro introduzione in commercio hanno costantemente conquistato quote di mercato e sono ormai diventate la classe farmacologica di riferimento per la cura del glaucoma e dell’ipertensione oculare.  Continua a leggere …

NCX 116: la prostaglandina che dona ossido nitrico

Nicox è una azienda di ricerca italo-francese, che sviluppa prodotti nella cui molecola è integrato l’ossido nitrico (NO). Dalla molecola l’NO viene rilasciato per esplicare attività farmacologiche aggiuntive a quella della molecola principale. Le molecole derivate dall’unione con l’NO vengono considerate come new chemical entities e sviluppate a partire dagli studi tossicologici preclinici. Tra i vari campi terapeutici, Nicox è molto attiva nelle applicazioni delle sue molecole donatrici di NO sul glaucoma. Continua a leggere NCX 116: la prostaglandina che dona ossido nitrico

Una nuova prostaglandina per la terapia del glaucoma: Tafluprost

Dopo i recenti accordi tra Santen e Merk Sharp & Dohme,  sta per essere commercializzato in Italia un nuovo analogo della prostaglandina F2-alfa, il tafluprost.Taflotan

La caratteristica distintiva di questo nuovo prodotto, che verrà commercializzato con il nome di Taflotan e si affiancherà ai vari Xalatan, Travatan e Lumigan, è la formulazione in monodose preservative-free.

Ho avuto occasione di provarlo su alcuni pazienti che presentavano sintomi di intolleranza locale ad altre prostaglandine e vorrei condividere le mie impressioni:

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Un particolare aspetto di tollerabilità locale delle prostaglandine

Recentemente, è stato segnalato un nuovo aspetto tossicologico legato all’uso topico topico oculare di derivati delle prostaglandine attualmente in commercio (latanoprost, travoprost e bimatoprost). Dopo soli due mesi di somministrazione si osserva una riduzione dello spessore corneale di circa 5 μm, che equivale approssimativamente all’ 1% dell’intero spessore (Journal of Ocular Pharmacology and Therapeutics, 2009, 25: 51-54).

Ovviamente questa riduzione è troppo lieve per poter rappresentare un problema nella corretta misurazione della IOP pressione oculare (lo spessore corneale sottile fa sottostimare il reale valore della pressione oculare) o per destare serie preoccupazioni di tipo clinico.

Tuttavia, questo effetto è attribuibile ad una stimolazione delle metalloproteasi di matrice e alla riduzione delle fibre collagene, come già osservato in altri tessuti oculari quali il corpo ciliare e il trabecolato, e pertanto richiede una costante valutazione della tollerabilità di queste molecole nelle terapie a lungo termine. A mio avviso, l’adozione di limitazioni per un uso indiscriminato di queste sostanze, quali la nota  AIFA n° 78, è una corretta misura cautelativa a tutela della salute pubblica.

Le prostaglandine per uso oftalmico

Le prostaglandine sono autacoidi, ovvero ormoni ad azione locale, che regolano numerose funzioni dell’organismo e partecipano alle reazioni infiammatorie. A livello oculare, le prostaglandine (PGE1, PGE2 e PGF2α) determinano una marcata e persistente riduzione della pressione oculare, a dosaggi di 1-10 μg, mentre determinano l’apertura della barriera emato-acquosa e ipertono a dosaggi superiori. Le prostaglandine utilizzate in terapia derivano dalla PGF2α, come evidenziato nella figura.pg11

In linea generale non esistono importanti differenze tra i tre prostanoidi attualmente commercializzati. Travoprost (Travatan, Alcon) e latanoprost (Xalatan, Pfizer) sono strutturalmente molto simili, mentre bimatoprost (Lumigan, Allergan) si differenzia per la presenza di un gruppo amidico (viene, infatti, definita una prostamide). In termini pratici, al bimatoprost è attribuita una lievemente maggiore azione ipotensiva oculare (circa 1 mmHg), a scapito, però, di una peggiore tollerabilità locale.
In oftalmologia l’introduzione delle prostaglandine nella terapia del glaucoma ha modificato drasticamente la gestione della malattia. Hanno un buon profilo di tollerabilità sistemica, ma sono gravate da una certa incidenza di reazioni avverse locali.  Le principali sono:

  • iperpigmentazione irreversibile dell’iride
  • aumento della lunghezza e dello spessore delle ciglia
  • iperpigmentazione e ipertricosi perioculare
  • edema maculare cistoide
  • uveite anteriore

Inoltre, la formulazione commerciale del latanoprost, il prostanoide più venduto, per motivi di tecnica farmaceutica, contiene un’elevata quantità di benzalconio cloruro (0.02% contro 0.005-0.01% degli altri prodotti oftalmici). Questo fatto, unitamente alla naturale tendenza delle prostaglandine a determinare reazioni infiammatorie, contribuisce all’insorgenza dei problemi a carico della superficie oculare (disfunzione lacrimale, sofferenza epiteliale cronica, metaplasia squamosa della congiuntiva) che si osservano durante le terapie croniche.

E’ di imminente introduzione una nuova prostaglandina, il tafluprost (Taflotan, Santen) che verrà commercializzata in formulazione monodose, che potrebbe almeno in parte, garantire una migliore tollerabilità a livello della superficie oculare. Dal punto di vista chimico, anche tafluprost è un analogo della PGF2α.