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Vasocostrizione da Brimonidina: è un effetto compatibile con la neuroprotezione?

Dal momento che su questo blog ho più volte sostenuto i miei dubbi sulla possibilità che la brimonidina, facendo riferimento alle sue caratteristiche farmacologiche, possa avere un’azione clinica favorevole alla neuroprotezione, colgo l’occasione per tornare sull’argomento citando un articolo che apparirà sul prossimo numero di Journal of Ocular Pharmacology and Therapeutics

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L’uveite indotta da brimonidina

L’allergia alla brimonidina è una reazione nota molto frequente che si manifesta in forma di una congiuntivite-dermatite perioculare, dopo alcuni mesi di terapia con questo farmaco. Forse, invece, non è noto a tutti, che tra gli effetti collaterali della brimonidina compare anche una pericolosa forma di flogosi uveale anteriore, grave ma sensibile alla sospensione del farmaco, spesso descritta come uveite granulomatosa.

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Brimonidina: è un neuroprotettore?

La brimonidina è un adrenergico selettivo per i recettori α-2. Questi sono recettori coinvolti in una serie di reazioni biologiche tra cui:

  • riduzione del rilascio di nor-adrenalina, aspartato e glutammato
  • sintesi di fattori di crescita (tra cui il BDNF)
  • espressione di geni anti-apoptotici (Bcl-2 e Bcl-xL)
  • inibizione dell’apertura dei canali del calcio associati al recettore NMDA

Questi effetti sono altamente suggestivi di un possibile ruolo degli α-2 agonisti nei meccanismi di protezione neuronale diretta (neuroprotezione) e questa possibilità ha anche avuto numerose conferme su modelli in vitro e in vivo, dove, però,  le condizioni sperimentali possono essere controllate e quindi è possibile selezionare gli effetti farmacologici desiderati, evitando la comparsa di quelli non desiderati.

L’utilità degli α-2 agonisti in terapia medica come neuroprotettori, invece, lascia aperti moltissimi dubbi, generati dalle loro caratteristiche farmacologiche che mostrano un ampia serie di effetti, a volte tra loro contrastanti, con una spiccata dose-dipendenza, difficilmente controllabile nella situazione clinica. In particolare la brimonidina:

  1. è dimostrato che alle dosi impiegate per ridurre la pressione oculare (2 mg /ml) determina una marcata vasocostrizione locale, che secondo alcuni lavori e in alcune condizioni (es. nell’occhio afachico o pseudofachico) si può estendere anche al compartimento corioretinico
  2. l’effetto di vasocostrizione è stato osservato in vitro (arterie ciliari isolate) anche a concentrazioni nanomolari, simili a quelle ritrovate nel corpo vitreo dopo somministrazione topica oculare (vedi: Wikberg et al. IOVS 2001, 42: 2049-2055), ed è stato anche ipotizzato nell’uomo, utilizzando tecniche di misurazione del flusso coroideale sotto sforzo fisico (vedi: Weigert et al, IOVS 2007, 48:4220-4225)
  3. determina ipotensione arteriosa come conseguenza del suo non trascurabile assorbimento sistemico

Al momento i dubbi sovrastano le poche certezze e non consentono di ipotizzare un immediato impiego clinico degli α-2 agonisti, brimonidina inclusa, nella protezione neuronale diretta. Anzi,  vasocostrizione coroideale e ipotensione arteriosa sembrano difficilmente compatibili con un azione neuroprotettiva nell’occhio glaucomatoso.